In occasione delle esequie della compianta HM Queen Elizabeth II, anche Caravaggio Editore vuole rendere omaggio a una delle figure più influenti degli ultimi 70 anni, ricordando l’incontro con l’unico artista italiano che poté recarsi al suo cospetto per ritrarla per ben due volte: il pittore milanese Pietro Annigoni, appartenente alla corrente dei “pittori moderni della realtà”.
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Nel 1954 Annigoni fu chiamato a Buckingham Palace per ritrarre la giovane Elisabetta II salita al trono da appena 2 anni. L’artista appuntò le sue impressioni sulla famiglia reale sul suo diario, sottolineando la cordialità e loquacità della Regina e i complimenti della Regina Madre, della sorella Margaret e del marito Filippo al suo lavoro. Ma fu grazie alla moglie di Annigoni, Rossella, che si scoprì come avvenne la committenza: la Regina si era recata a una mostra di Annigoni a Londra ed era rimasta affascinata dai suoi dipinti, tanto che anni dopo Filippo, tramite la Fishmongers’ Company di cui fu membro e Prime Warden (nel biennio 1961-62), gli fece recapitare un biglietto in cui lo invitava a Buckingham Palace per ritrarre sua moglie; inizialmente scettico, l’artista fu convinto dal suo allievo Timothy Charles Plunket Whidborne della veridicità dell’invito, e grazie a lui Annigoni ebbe la preziosa opportunità di recarsi nella residenza reale.
Lo stesso Whidborne realizzò un ritratto della Regina Elisabetta II nel 1969: scelse di immortalarla, nel corso di quattro sedute, ricordando la parata “Trooping the Colour” dell’11 giugno 1966 (durante la quale ogni anno si celebra il suo compleanno), in sella a un cavallo della Metropolitan Police di nome Doctor, con indosso la divisa rossa da Colonel-in-Chief delle Guardie irlandesi, di cui un tempo era stato membro, commissionato proprio da queste ultime.1Historical Images Outlet, 1970 Press Photo Timothy Whidborne As Artist, in https://outlet.historicimages.com/products/dfpa46521, consultato il 17/09/2022.
Pietro Annigoni decise di ritrarre la Regina a tre quarti, in piano americano, con indosso la sua divisa blu dell’Ordine della Giarrettiera e il capo scoperto, e sullo sfondo un cielo sereno, alberi piegati dal vento e l’accenno di un lago in lontananza; impiegò 8 mesi e dalle 14 alle 18 sedute.2Le fonti non sono concordi sul numero di sedute: alcune ne riportano 14, altre 16 (più 2 di conoscenza), altre 18. Nella sua monografia dedicata al pittore, Valentino Bellucci descrisse così l’intento di Annigoni: aveva voluto «simboleggiare, attraverso l’immagine solare di una splendida e giovane donna appena salita al trono, tutte le speranze e le aspettative di una nuova epoca della storia inglese dopo le sofferenze e i traumi della seconda guerra mondiale».3Alessandra Bravi, La regina Elisabetta e la storia del ritratto più famoso (fatto da un italiano), in «Corriere fiorentino», 9 settembre 2022, https://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/22_settembre_09/regina-elisabetta-storia-ritratto-piu-famoso-pietro-annigoni-be9fa0c0-3021-11ed-bfca-b7f1f8ba829a.shtml, consultato il 10/09/2022.
Il dipinto fu considerato dai primi critici una «chocolate box», ossia un bel ritratto che idealizzava la figura della Regina e la rappresentava in una maniera convenzionale e artificiale, e venne paragonato al ritratto di Jane Seymour, terza moglie di Re Enrico VIII, realizzato da Hans Holbein il Giovane.
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Queen Elizabeth II diventò il dipinto più celebre della Regina tanto da essere utilizzato per banconote e francobolli.
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L’opera di Annigoni ebbe un successo tale che anche il fotografo Cecil Beaton decise di imitarlo, immortalando anch’egli la monarca a tre quarti nella divisa dell’Ordine della Giarrettiera – con tanto di copricapo – in piano americano su un fondale che ritrae il Castello Windsor.4Robert Lacey, The Crown: The Official Book of the Hit Netflix Series, Londra, Blink Publishing, 5 ottobre 2017, in https://www.google.it/books/edition/The_Crown/PITTDgAAQBAJ?hl=it&gbpv=1, consultato il 10/09/2022.
Annigoni ebbe la possibilità di ritrarre la Regina una seconda volta nel 1969 su commissione dei benefattori della National Portrait Gallery, grazie ai finanziamenti del gallerista Hugh Leggatt: in 10 mesi e 18 sedute realizzò una figura monumentale su sfondo scuro – in contrasto con il primo dipinto più romantico e luminoso – non più a tre quarti ma in posizione frontale, in piano americano, con la divisa rossa dell’Ordine dell’Impero britannico e il viso leggermente voltato verso destra, gli occhi assenti e pensierosi; l’intento era quello di rappresentare una sovrana sola, una donna più austera ma consapevole dei suoi limiti e delle sue responsabilità.5Matthew Dennison, The Queen: An Elegant New Biography of Her Majesty Elizabeth II, New York, Apollo, 2021, in https://www.google.it/books/edition/The_Queen/MjztDwAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&dq=queen+elizabeth+ii+annigoni&pg=PT358&printsec=frontcover, consultato il 10/09/2022.
Nel 1957 dipinse anche la Principessa Margaret a tre quarti, in piano americano:
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nel 1963 la Regina Madre a mezzo busto, in ricordo della laurea ad honorem conferitale dall’Università di Londra nel 1937, dove fu nona rettrice dal 1955 al 1980:
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nel 1955 Filippo di Edimburgo, in piano americano, con indosso la divisa dell’Ordine della Giarrettiera:
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e in seguito nel 1964 a mezzo busto:
e nel 1972, su commissione della Biblioteca di Storia Imperiale, completò anche un ritratto circolare della Regina e di suo marito in occasione delle nozze d’argento, il quale fu inciso su piatti in oro e argento:
Pietro Annigoni è passato alla storia come il «pittore delle regine» perché ne ritrasse anche altre, tra cui la Regina Margrethe II di Danimarca e l’Imperatrice dell’Iran Farah Pahlavi.
Articolo a cura di Miriam Chiaromonte
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