«Caro Glenn, è successo… abbiamo fatto il tutto esaurito ieri e 200 persone sono rimaste in piedi. […] La commedia sta andando meravigliosamente bene […].»1A. and M. Simpson with R. Connor, Jean Webster: Storyteller, Tymor Associates, Poughkeepsie, 1984, p. 155.
Così scriveva Jean Webster al suo futuro marito, Glenn Ford McKinney, presso lo Shelburne Hotel di Atlantic City il 22 febbraio 1914 dopo uno spettacolo di prova della commedia di Papà Gambalunga. E oggi, dopo quasi 109 anni, siamo felici di annunciare la pubblicazione della prima traduzione italiana della pièce teatrale!
Uno dei desideri di Jean Webster era sempre stato portare le sue opere sul palcoscenico: il suo amore per il teatro era nato alla Lady Jane Grey School e, nonostante i vani tentativi di realizzare il suo sogno, non vi aveva mai rinunciato. Il 4 novembre 1909 andò in scena all’Empire Theatre di New York Quando i sogni diventano realtà (When Dreams Come True), scritto dall’autrice tra gennaio e marzo 1909 ca. e rivisto nel 1910. Tre anni più tardi, dopo la pubblicazione del romanzo Papà Gambalunga nell’ottobre 1912 – di cui Caravaggio Editore ha proposto la prima traduzione integrale e annotata nel 2019, a cura di Enrico De Luca – un celebre regista e attore teatrale, Henry Miller, rimase talmente colpito dalla narrazione e dallo stile di scrittura da contattare Webster affinché lo trasformasse in commedia. L’autrice iniziò a scriverlo a Tyringham, Massachusetts, nel 1913, rivedendolo fino al 1914 più e più volte durante gli spostamenti con la troupe da un teatro all’altro, fin quando andò ufficialmente in scena al Gaiety Theatre di Broadway il 28 settembre dello stesso anno.
Nelle lettere di Jean Webster a Glenn Ford McKinney si svelano curiosi dettagli sulla messa in scena: per esempio, durante i primi spettacoli di prova gli attori non conoscevano ancora bene la parte; Webster dovette riscrivere il III e il IV atto per renderlo più allegro e Henry Miller dovette recarsi a New York per comprare nuovi oggetti di scena per modificare un’orrenda scenografia.2A. and M. Simpson with R. Connor, Jean Webster: Storyteller, op. cit., pp. 155-159. Nonostante tutti gli imprevisti del caso, la prima a Broadway fu un successo e segnò l’inizio di un lungo tour in molti teatri d’America.
Purtroppo, però, la gioia di Webster nel realizzare il suo sogno fu smorzata a causa della malattia di una delle sue più care amiche, la poetessa Adelaide Crapsey, stroncata dalla tubercolosi l’8 ottobre di quell’anno a soli 36 anni. Tuttavia, il malessere non le impedì di manifestare il suo entusiasmo per la messa in scena della commedia di Papà Gambalunga e di stare vicino all’amica in un momento così lieto; in una lettera datata probabilmente 1 ottobre scrisse:
È terribile che io sia allettata a causa dei miei perenni problemi di salute proprio mentre tu stai avendo successo […] A Broadway i debutti sono sempre grandiosi! Avrei voluto esserci per vederti stringere gli “omaggi floreali” ⸺ e tutto il resto. Mi chiedo se riuscirò a vedere lo spettacolo un giorno! […]3Ibidem, p. 172.
La pièce di Papà Gambalunga continuò il tour nei teatri americani, con cambi di compagnia, fino a giungere anche in Inghilterra con la direzione del figlio di Miller, Gilbert, e, dopo la morte dell’autrice, in tutto il mondo, anche riscritta sotto forma di musical.
Gli spettatori apprezzarono molto lo spettacolo perché non ricalca esattamente gli eventi del romanzo Papà Gambalunga; nella corrispondenza con il marito Webster fa riferimento a tanti personaggi, anche illustri, che furono visti lasciare i teatri mentre ancora si sbellicavano dalle risate. Chi crede di conoscere la storia di Judy e del suo Papà Gambalunga si sbaglia: nella commedia verranno svelati molti aspetti che non erano stati approfonditi nel romanzo epistolare e anticipati dettagli dello spin-off Caro nemico, grazie all’inserimento di nuovi personaggi che daranno brio alla messa in scena.
Di seguito, un breve estratto:
[…] non provo alcuna ingratitudine perché non ho nulla di cui essere grata. Non avete fatto alcuna beneficenza. Mi sono guadagnata da vivere all’Istituto John Grier. Ho lavorato da quando ero piccolissima. Per tre anni di fila ho lucidato i pomelli delle porte in ottone finché ho scoperto di essere abbastanza intelligente da poter fare altre cose. E voi non mi avete tenuta più a lungo per il mio bene. Quando avevo undici anni quella donna voleva adottarmi. Ma invece le avete permesso di prendere un altro bambino, perché io vi servivo. Avrei potuto avere una casa anch’io… come altri bambini… e voi me l’avete rubata. E mi chiamate ingrata perché sono felice di andarmene? Non m’importa quanto sarà faticoso. Riesco a trovare la mia strada da sola. Datemi solo un’opportunità. Dovunque… fuori dall’ombra di quest’orfanotrofio, e vi dimostrerò ciò di cui sono capace. Ho vissuto diciott’anni in prigione. Odio l’Istituto John Grier! (Papà Gambalunga. Commedia in quattro atti di Jean Webster, Atto I, p. 47, traduzione di Miriam Chiaromonte – gennaio 2023)
Articolo a cura di Miriam Chiaromonte
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