Il metodo Montessori in “Caro Nemico”, il seguito di “Papà Gambalunga”

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A sinistra: Jean Webster, l’autrice di “Papà Gambalunga” e il suo seguito “Caro Nemico”; a destra Maria Montessori.

In occasione del 150° anniversario della nascita di Maria Montessori (1870-1952), educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana, si è voluta ricordare quest’illustre figura, nota a livello internazionale per l᾽ampia diffusione del suo metodo educativo e delle sue Case dei Bambini.

Jean Webster fu evidentemente una studiosa e una sostenitrice del famoso metodo educativo tanto da citarlo nel suo ultimo romanzo, Caro Nemico (1915). È risaputo che l’autrice del celebre Papà Gambalunga (Daddy-Long-Legs) fu un’attivista in campo sociale e politico: la protagonista di quello che è considerato il suo capolavoro è per l᾽appunto l’orfana Judy Abbott, che grazie all’intervento di un anonimo benefattore riesce a continuare gli studi al college, lasciando per sempre l’Istituto John Grier che l’aveva ospitata, e ad avere la possibilità di aprirsi al mondo. Ed è proprio questo stesso orfanotrofio a fare da sfondo alle vicende narrate nel seguito di Papà Gambalunga, Caro Nemico (Dear Enemy): affidata la direzione alla stravagante Sallie McBride, amica di college di Judy, esso vivrà una vera e propria rivoluzione che porterà un’aria nuova nelle vite dei poveri orfanelli. Questa rivoluzione non riguarderà solo l’abbigliamento, il lato architettonico e organizzativo ma anche quello umano e, grazie alla presenza del dottor MacRae, quello sanitario; i bambini, infatti, hanno bisogno di qualcuno che prenda a cuore le loro vite e ne risollevi le sorti. Sallie nota che se non è data loro la possibilità di conoscere il mondo esterno, gli orfani non saranno mai pronti a esservi catapultati:

[…] ho scoperto che la metà dei miei bambini non sa nulla di denaro o del suo potere d’acquisto. Pensano che le scarpe e la farina di granturco e le sottogonne di flanella rosse e lo stufato di montone e le camicie a quadretti cadano dolcemente proprio dal cielo azzurro. La scorsa settimana ho lasciato cadere una nuova banconota verde da un dollaro fuori dalla mia borsetta, e un monello di otto anni l’ha presa e ha chiesto se potesse conservare quel ritratto di un uccello. (L᾽aquila americana al centro). Quel bambino non aveva mai visto una banconota in vita sua! Ho iniziato un’indagine, e ho scoperto che una dozzina di bambini in questo orfanotrofio non ha mai comprato nulla o non ha mai visto nessuno comprare qualcosa. E noi abbiamo intenzione di riversarli a sedici anni in un mondo governato interamente dal potere acquisto dei dollari e dei centesimi! Santo cielo! pensaci un attimo! Non dovranno condurre delle vite al riparo con qualcuno che se ne occupi in eterno; devono sapere come ricavare davvero il massimo che possono da ogni penny che riusciranno a guadagnare.

In base ai dettami della Montessori, Sallie vuole responsabilizzare i bambini, affidando loro dei compiti e delle commissioni, che comprendano anche l’uso del denaro, da svolgere persino al di fuori dell’Istituto; inoltre, cerca di evitare le punizioni, in particolare quelle corporali, e aumenta le gratificazioni con dei gesti amorevoli.

Una delle illustrazioni realizzate da Jean Webster, all’interno di “Caro Nemico”

Il caso di Punch

Tuttavia, Sallie deve relazionarsi non solo con bambini docili ma anche con personalità ribelli; spicca su tutti il caso di Punch, orfano di origine italiana e irlandese con un infelice passato. Grazie al costante studio dedicato alle problematiche che lei deve fronteggiare, oltre ai libri che le vengono sottoposti dal dottor MacRae, cita proprio il metodo Montessori:

Mia cara, cara Judy,

[…]

Devo riferirti cos’è accaduto questa mattina. […] Punch stava occupando un tappeto sul pavimento della mia biblioteca, virtuosamente impegnato con le costruzioni. Lo sto tenendo separato dagli altri bambini dell’asilo, e sto provando il metodo Montessori riguardo a un tappeto privato e nessuna distrazione nervosa. […]

L’importanza dell’educazione dei bambini

Il metodo Montessori era già noto in America a partire dal 1911, grazie a un articolo pubblicato sul McClure’s Magazine in cui i bambini educati con il suddetto metodo venivano considerati dei «miracle children», poiché era prodigioso vederli leggere e scrivere in una così tenera età; solo a partire dagli anni Sessanta venne applicato anche nelle scuole.

I principi di tale metodo educativo, che esplorano l’evoluzione sul piano sensorio-motorio, ma anche cognitivo e affettivo-emotivo, comprendono lo sviluppo dei pregi e dei talenti dei bambini; la preparazione di un ambiente adeguato, affinché stabiliscano relazioni positive con esso, e del materiale educativo, uguale per ogni bambino senza alcuna distinzione di genere, atto a stimolare la curiosità e a sviluppare la manualità e l’autovalutazione, l’ordine e la logica; l’attesa dei tempi di apprendimento sempre con rispetto, pazienza, cortesia e amabilità. Tra questi, Sallie dimostra nelle lettere destinate a Judy l’attenzione nell’allestire uno spazio individuale per Punch e nello stabilire un rapporto amorevole che riesca a non sovreccitarlo.

Ieri [Punch] è stato portato nel mio ufficio mentre si dimenava e gridava, con la colpa di aver fatto cadere e derubato una bambina della sua bambola. La signorina Snaith l᾽ha gettato su una sedia alle mie spalle, e l’ha lasciato calmarsi, mentre io continuavo a scrivere. Di colpo sono stata colta di sorpresa da un terribile fracasso. Aveva spinto quella grande fioriera verde giù dal davanzale e l’aveva rotta in cinquecento pezzi. Ho sobbalzato con una tale subitaneità da scagliare il calamaio sul pavimento, e quando Punch ha visto quella seconda catastrofe, ha smesso di gridare con rabbia e ha tirato indietro la testa e si è sbellicato dalle risate. Questo bambino è diabolico.

Ho stabilito di provare un nuovo metodo di disciplina che non credo abbia mai sperimentato in tutta la sua giovane misera esistenza. Vedrò cosa produrranno la lode l᾽incoraggiamento e l’amore. Quindi, invece di rimproverarlo per la fioriera, ho fatto finta che fosse stato un incidente. Gli ho dato un bacio e gli ho detto di non sentirsi in colpa; che in fondo non m’importava. Ciò lo ha scioccato fino a farlo calmare; semplicemente ha trattenuto il respiro e mi ha fissata mentre asciugavo le sue lacrime e assorbivo l’inchiostro.

Sallie, dunque, cerca di creare nell’orfanotrofio un ambiente in cui i bambini possano sentirsi rispettati, accuditi, integrati nella società, e un’atmosfera che profumi il più possibile di casa.

 

Articolo di Miriam Chiaromonte

 

Per saperne di più:

Caro Nemico

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