Quando l’amore supera la dignità

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L’amore è forse l’argomento di punta dell’arte. Un posto di rilievo occupa in particolare nel panorama letterario, sia che si parli di classici o contemporanei. In qualsiasi forma venga trattato e in qualunque genere inserito, è proprio l’amore il baricentro dell’artista.

Si può parlare dell’amore corrisposto ma ostacolato come quello di Romeo e Giulietta, dell’amore che sfocia nella più ardente passione come quello tra Lady Chatterley e Mellors, ma anche del dolore di un sentimento non ricambiato, lo stesso che nutre Concetta per il cugino Tancredi ne “Il Gattopardo”.

L’amore è senza dubbio un sentimento potente, ma che succede quando lo diviene più della dignità stessa? Che succede quando il sentimento che più d’ogni altro dovrebbe darci gioia, ci porta invece ad abbassare la testa e diventar succubi e zerbini della persona amata, che tuttavia non merita il nostro tempo?

Scrittori d’ogni epoca hanno trattato l’amore e hanno mostrato come, da sentimento vitale, esso possa evolvere in un sentimento autodistruttivo, una fiamma che arde e ci consuma, ma non si spegne mai.

Amore e dignità nella letteratura

Le opere che trattano tale tematica sono talmente disparate che riportarle tutte è purtroppo impossibile, ma è anche doveroso citare perlomeno quelle degne di nota, che maggiormente mostrano la poetica drammaticità d’un amore troppo forte, in grado di soppiantare la dignità di chi lo prova.

Non si può non cominciare con il “De Profundis” di Oscar Wilde, la struggente lettera che Wilde scrive nei suoi anni di carcere, indirizzata al giovane amato. Una lettera con intento pedagogico, oltre che uno sfogo che mette a nudo l’autore.

È soprattutto un’opera che mostra come una personalità eccellente, carismatica, d’un acume invidiabile come quella di Oscar Wilde sia caduta vittima di un amore distruttivo, quello per Bosie, che lo ha condotto alla rovina.

La poeticità sta nella struggente confessione di Wilde, che rivela all’amato ogni sua debolezza. La drammaticità sta invece nel nutrire ancora quell’amore per Bosie, con il quale riallaccerà i rapporti una volta uscito dal carcere, malgrado i propositi, scritti nella stessa lettera, di allontanarsi dal giovane incurante dei suoi sentimenti.

 

 

Un altro esempio lo abbiamo in “Via col vento” di Margaret Mitchell e in questo caso ci riferiamo all’apprezzato personaggio maschile di Rhett Butler, che si presenta come un uomo sagace, avanti con i tempi, talvolta un approfittatore, ma che nasconde in fondo una sincera bontà d’animo che si accompagna a una beffarda intelligenza.

Malgrado ciò anche lui cade vittima d’un amore che supera la dignità, quello cioè per Rossella O’Hara, che decide di sposare sperando di conquistarla con il tempo, malgrado la donna abbia dimostrato troppo spesso la sua natura calcolatrice e tornacontista.

Anche se alla fine Rhett Butler sceglierà la dignità all’amore, uscirà dal rapporto con Rossella come un uomo distrutto e consumato d’ogni vigore.

 

 

Un altro esempio ancora possiamo averlo mettendo a paragone due personaggi della letteratura totalmente diversi tra loro, come del resto diversi sono i loro autori: Andrea Sperelli, protagonista de Il Piacere di D’annunzio, e Emilio Brentani, protagonista del romanzo Senilità di Svevo.

Questi due personaggi hanno in comune il modo di vivere l’amore, il loro continuo umiliarsi e scendere a patti.

Andrea, malgrado le numerose distrazioni che si concede e le donne che continuamente seduce, sarà sempre succube dell’amore per Elena Muti, una donna che lo ha abilmente ingannato e sedotto e della quale non riuscirà mai a schiacciare il ricordo.

Anche Emilio Brentani giunge a umiliarsi e soffrire terribilmente per l’amore verso Angiolina, donna che, allo stesso modo di Elena Muti, riesce ad ingannarlo e a sedurlo.

Sebbene Emilio, a differenza di Andrea, riesce a cacciare Angiolina dalla sua vita, anche lui ha rinunciato alla propria dignità, arrivando a mettere in secondo piano perfino l’amata sorella.

 

 

Un romanzo, stavolta di genere autobiografico, che esprime in maniera dolorosa un amore tanto forte e distruttivo è quello della scrittrice Kate Millett in “Sita. L’amore di una donna per una donna”, dove Kate racconta del suo amore atrocemente testardo verso Sita, dalla quale tuttavia non riceve altro che male, dolore e poco rispetto.

 

L’amore scritto e cantato

Concludiamo con un saggio di Enrico Taddei sulla ben nota Mia Martini, che più d’ogni altra artista, nel campo della musica, ha saputo narrare e interpretare l’amore in maniera tanto sublime. Enrico Taddei tenta di analizzare, in maniera piuttosto semplice, le diverse tematiche affrontate nelle canzoni, provando a spiegare ciò che Mimì esprimeva col canto.

Tra le tante canzoni, trova il posto anche l’amore distruttivo, che calpesta la dignità di chi lo prova. Qualche esempio lo abbiamo con “Amore, amore un corno” e la più apprezzata “Minuetto”, che in comune hanno il sentimento di una donna verso un uomo che non le rispetta e cerca solo passatempi occasionali. Ma mentre la prima canzone esprime una rabbia impotente da parte della protagonista, in Minuetto Mimì mette in maggior risalto un dolore rassegnato e poetico.

Ciò che l’autore cerca di far emergere nel saggio dal titolo “Mia Martini. Canzoni d’amore” è il filo conduttore di passione e dolore che unisce tutte le canzoni di Mimì, che ruotano quasi sempre attorno all’amore nella sua molteplice essenza.

 

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Mattia Vanfiori è nato il 12 luglio 1995, a Canicattì, Sicilia. Ha conseguito il diploma presso l’istituto d’Istruzione Superiore Statale “Giudici Saetta e Livatino”, indirizzo Psico pedagogico, Ravanusa. Ha sempre avuto la passione per la scrittura e la letteratura classica. Attualmente in attesa di intraprendere gli studi universitari.
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